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Il Dialetto Bassanellese Attraverso i Proverbi

Scuola Media Statale - Vasanello (VT)
Anno Scolastico 1997/1998 - Classi: II^L / II^M / II^ N
Insegnanti: PERUGINI Giovanna, LIBRIANI Maria, TABACCHI Giancarlo.

Origini del Latino Volgare e del Dialetto

Il latino era la lingua dei Romani, i quali dal 390 a.C. al 117 d.C. conquistarono un immenso territorio che si estendeva dal Mare del Nord ai confini del Sahara, dall'Oceano Atlantico al Caucaso e alla Mesopotamia.

Conservarono poi questo dominio per altri 3 secoli e imposero la loro lingua alle popolazioni dominate.

Così il latino divenne la lingua ufficiale dell'Impero Romano. Anche nella lingua latina, come del resto in tutte le lingue di oggi, esisteva una differenza sensibile tra il latino scritto ed il latino parlato.

Presso i romani la scrittura non era molto diffusa; si scriveva solo per scopi molto importanti, ufficiali, e su argomenti elevati: la letteratura, la scienza e la tecnica, la filosofia, la storia, il diritto.

Scrivevano solo le persone di cultura e il latino usato da loro era corretto e naturalmente rispettava le regole grammaticali, tanto che nei secoli successivi verrà designato con l'espressione "Latino Classico".

Il latino PARLATO era invece la lingua usata da tutti e in seguito verrà designato con l'espressione LATINO VOLGARE, cioè latino popolare (VULGUS = Popolo).

Il latino parlato, che doveva rispondere alle tante esigenze della comunicazione quotidiana era meno corretto e meno sottoposto alle regole grammaticali; si trasformò quindi rapidamente e si differenziò dalla lingua scritta assumendo delle forme sempre più diverse e originali.

Una interessante spia delle trasformazioni dal latino classico al latino volgare è data dall'elenco di parole corrette da usare in sostituzione di altre ritenute poco corrette, che uno sconosciuto maestro di scuola del terzo secolo d.C. aveva preparato per i suoi alunni.

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Dialetto Bassanellese

Qualche studioso ha definito i dialetti italiani "Lingue Perdenti" perchè relegati nei rispettivi ambiti regionali o comunali dalla indiscussa prevalenza di quello toscano, l'unico vincente, che, seppure contemperato dal linguaggio romano medio-borghese, si è imposto come lingua nazionale.

La definizione di "Lingua perdente" però non si addice al Bassanellese, per il semplice fatto che esso non è mai entrato in competizione con altri dialetti, nè avrebbe potuto, a causa del microscopico e isolato suo spazio vitale e dell'altrettanto minuscolo numero dei suoi abitanti.

A questo si deve anche aggiungere la totale mancanza non solo di letteratura in dialetto, ma di qualunque traccia scritta.

Caso mai c'è da meravigliarsi di come il Bassanellese sia potuto sopravvivere fino ad ora.

E' da sottolineare che il dialetto Bassanellese somiglia abbastanza all'italiano vero e proprio, ma questo si spiega facilmente con il fatto della posizione geografica di Bassanello stessa, equidistante da Roma e dalla bassa Toscana e consiste essenzialmente nella perfetta coincidenza di gran parte delle parole Bassanellesi con quelle italiane, cioè con quelle toscane mitigate e integrate da quella della media borghesia romana e laziale.

L'intero vocabolario Bassanellese può essere diviso in tre gruppi di parole: il primo comprende quelle italiane accettate come proprie dai parlanti bassanellesi; il secondo gruppo comprende le parole rubate all'italiano ma bassanellizzate con deformazioni e alterazioni fonetiche più o meno pesanti (Es: sedia = seja); il terzo gruppo comprende le parole aborigene che in parte si allacciano direttamente al latino, in parte conservano il segreto della loro nascita. Tra queste ultime alcune risultano addirittura intraducibili in altre lingue se non con perifrasi.

Constatata la notevole affinità del Bassanellese con l'italiano, resta da segnalare le differenze tra i due linguaggi: differenze fonetiche, differenze etimologiche e differenze grammaticali.

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Differenze Fonetiche

L'ampiezza della fonazione bassanellese conta 27 suoni.
7 vocali: A - U - I - E' (aperta) - E (chiusa) - O (aperta) - O (chiusa).
1 semivocalico: J (come nella parola FIJI).
19 consonantici: B (bene) C (dolce = cena) C (dura = cane) D (drendo) F (frucetole) G (dolce = Genova) G (dura = gozzo) L - M - N - P (pèro) R - S - T - V - Z (dolce = zanzara) Z (aspra = zappone) - GN (gnèrza) SC (scirocco).

A questi 27 suoni dovrebbe essere aggiunto un altro che però per la sua mobilità sfugge ad ogni tentativo di identificazione e di trascrizione.

Comunque in parole semplici corrisponde al suono t <---> d; occorre avvertire che il mutevole suono t <---> d si fa sentire solo se è immediatamente preceduto dal suono N, che è il maggiore responsabile della bassanellizzazione di moltissime parole italiane tra le quali per esempio: indando, condadino, gnende, candande, ende, 'Ndonio, 'ndrujo, ndrisa, andro, furminande.

Non esiste in bassanellese il suono che in Italiano viene rappresentato col trigramma: g l i (come nella parola foglio). Esso viene sostituito nel bassanellese col suono semiconsonantico sopra riportato J col suono L, ma soltanto nell'articolo determinativo maschile plurale (li scolari).

Altra notevole differenza è la seguente: tutte le consonanti iniziali di parole meno G dura, R, V, vengono raddoppiate subito dopo l'articolo determinativo singolare e plurale i= i ccane, i zzomaro, i zzio.

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Differenze Etimologiche

Il patrimonio di parole più autonomo, più tipico e caratterizzante del dialetto Bassanellese è costituito da quel gruppo di parole aborigene, che niente hanno in comune col toscano o col romano o con altre parlate vicine, ma che sono nate spontaneamente nel limitatissimo territorio di Bassanello, per imitazione e deformazione del latino, o per onomatopea o per necessità sociali.

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Differenze Grammaticali
Tutte le Nove Parti del Discorso Presentano Differenze nel Dialetto Bassanellese.
Osserviamo Quelle più Significative.

Articolo

Articoli Indeterminativi

Gli articoli indeterminativi Bassanellesi sono gli stessi dell'Italiano: un, uno, una. Essi mancano del plurale, che però viene reso da "certi" e "certe" (Es. certi ommini, certe femmine).

Articoli Determinativi

Sugli articoli determinativi, invece, si osservano differenze più notevoli tra il dialetto Bassanellese e l'Italiano.
Il
Bassanellese conta 10 articoli determinativi.

Articoli Determinativi Maschili Singolari

Lo: si usa davanti a parole che iniziano con S impura, Z dolce, SC, GN, B, G dolce, M, N (lo scolaro, lo zabaione, lo gnespolo, lo gesso, ecc...).

ILL' (elisione di ille): questo articolo si adopera davanti a parole che iniziano per vocale (Es: ill'oro, ill'ua, ill'eto, ill'aroplano, ecc...).

I: questo articolo si usa davanti a parole che iniziano per consonante, escluse quelle che prendono l'articolo LO, di cui abbiamo scritto sopra. E' da sottolineare che questo articolo I fa raddoppiare la consonante iniziale della parola che segue (Es: i ccane, i pporco, i zzordi, ecc...).

Articoli Determinativi Maschili Plurali

LI: Vale quanto già detto per l'articolo determinativo Lo: (Es: Li strufili, li zaravaj).

ILL' (elisione di illi): vale quanto già detto per l'articolo ILL' (Es: ill'urli, ill'ombrelli).

I: vale quanto già detto per l'articolo i singolare. Anche questo i plurale fa raddoppiare la consonante iniziale della parola successiva. (Es: i mmunelli, i ffiji, i zzomari).

Articoli Determinativi Femminili Singolari

LA: davanti a parole che iniziano per consonante e per semiconsonante. (Es: la cocozza, la ianna, la'nzalata, la peacchia).

ILL': (elisione di illa): Questo articolo si usa davanti a parole che iniziano per vocale (Es: ill'ape, ill'acchiesa, ill'aradio).

Articoli Determinativi Femminili Plurali

LE: si usa davanti a parole che iniziano per consonante e semiconsonante (Es: le pera, le galline).

ILL' (elisione di illae): Si usa davanti a parole che iniziano per vocale (Es: ill'oa, ill'ossa, ill'erbe).

Il Nome

Nella flessione (Formazione) dei nomi non ci sono notevoli differenze tra l'Italiano e il Bassanellese, eccetto che nel genere e nella formazione del plurale di alcuni nomi di alberi e dei rispettivi frutti. Infatti in Bassanellese non si rispetta il fatto per cui sono maschili gli alberi e femminili i frutti, ma alberi e frutti vengono chiamati allo stesso modo. (Es: Lo bricocolo, i pero, lo gnespolo, servono ad indicare sia la pianta che il fruttto. Comunque abbiamo anche: i ceraso (pianta), la cerasa (frutto), i mandolo (pianta), la mandola (frutto).

Vi sono poi alcuni nomi sdruccioli che la desinenza del plurale, sia maschile che femminile, coinvolge anche la penultima, la quale a causa della sua debolezza perchè non accentata, trasforma la sua vocale in quella della desinenza. Es: La rutala (la favilla) al plurale diventa le rutele e non le rutale. Anche i totero diventa i totiri e non i toteri.

Per quanto riguarda il nome proprio, è da dire che a Vasanello quasi tutte le persone oltre ad avere un nome proprio ed un cognome, hanno anche un soprannome, come molti luoghi hanno dei toponimi, molto vivaci e coloriti tali da indovinare il tipo di persona soprannominata come pure le caratteristiche naturali dei luoghi detti.

Se un forestiero viene a Vasanello e chiede di una persona dicendo il suo nome e cognome alla gente che incontra, difficilmente lo troverà ma, se della persona che cerca sa il soprannome lo troverà subito.

Infatti il soprannome appartiene unicamente a chi lo porta. E' solo suo perchè è stato inventato solo per lui, perchè insomma se l'è meritato.

Qualche volta può essere magari stato imposto con cattiveria o per eccesso d'amore, ma spesso il soprannome racchiude tanta verità: quasi sempre rivela i caratteri, l'indole, le note somatiche (difetti fisici), delinea il quadro generale negativo o positivo di chi lo porta.

Anche per la scelta dei nomi di luogo occorre un acuto spirito di osservazione. Ad esempio il FORMICARO è stato così soprannominato perchè popolato da formiche, la MOSSA, perchè è mossa dal passeggio sopratutto nei giorni festivi; il LEPRICCIOLO, perchè popolato da più lepri che altrove, PIAZZA PADELLA, perchè assomiglia a una padella.

Aggettivo

Il comportamento degli aggettivi (uso, comparativi, superlativi, concordanze) è quasi lo stesso nelle due lingue. Queste che seguono sono le piccole differenze.

Per formare il superlativo assoluto dell'aggettivo qualificativo si preferisce anzichè ricorrere al SUFFISSO "ISSIMO" ripetere l'aggettivo. Per esempio magro magro è meglio che magrissimo.

Gli aggettivi possessivi tòo e mèo, se riferiti a nomi che indicano strette parentele, si rendono con to e mo e anzichè dire "i fratello meo" si dice "fratomo", anzichè "la sorella toa" si dice "sorata".

Molto interessante è il comportamento dell'aggettivo numerale [2]. Quando esso ha la funzione di nome è uguale all'italiano (Es: 7 + 2 fa 9), quando esso ha la funzione di aggettivo, viene sempre troncato (Haio comprato du' presciutti).

Quando invece ha la funzione di prenome addirittura si declina come facevano i Romani (Es: Quanti cappotti hai comprato ? - Doi; quante para de scarpe hai comprato ? - Doe).

Pronome

I pronomi personali Bassanellesi sono:
Io, me; tu, te; esso, essa, se, sè, ji, lo, la; noi, ce; voi, ve; essi, li, esse, le, ne. Mancano i pronomi italiani: mi, ti, gli, si, ci, vi, loro, coloro, lui, egli, ella, colui, colei.

Il pronome allocutivo bassanellese, quello ordinariamente usato per rivolgere la parola ad altre persone è solamente il [TU]. I tentativi di usare il [LEI] sono pochi, non graditi e impaccianti.

Il Bassanellese ignora i pronomi relativi "il quale, la quale, i quali, le quali, cui" ma si adopera esclusivamente il CHE, che si usa in tutti i casi, al maschile, al femminile, al singolare, al plurale.
Es: "Ecco il ragazzo al quale ho regalato il libro"; si traduce in Bassanellese: "Ecco i munello (CHE) j'aio regalato j libbro.
Oppure "E' arrivato l'amico di cui ti ho parlato"; si traduce in Bassanellese con "E' arrivato ill'amico (CHE) t'ajo ditto".

Anche in Bassanellese gli aggettivi interrogativi, possessivi, indefiniti e dimostrativi diventano all'occorrenza dei pronomi. L'aggettivo dimostrativo <Tisto>, diventando pronome, si trasforma in "Tistondì". L'aggettivo interrogativo <che, che cosa ?> diventa "Què ?" oppure "icchè ?" (Es: Què voi ?". L'aggettivo quale in dialetto diventa QUALO e QUALA. Es: Qualo libbro voi ? Quala è casa toa ?
Così pure il pronome indefinito NIENTE in Bassanellese diventa QUELLE.

Verbo

Anche i verbi Bassanellesi vengono raggruppati in 3 coniugazioni, secondo le desinenze ARE, ERE, IRE. All'infinito perdono la terminazione "RE" e diventano TRONCHI. Es: "LAVORARE " diventa "LAVORA".

Al Bassanellese mancano il congiuntivo presente e il congiuntivo passato, che vengono sostituiti con l'indicativo. Invece sono molto usati il congiuntivo e il trapassato. (Es: IO CE SAREBBE VENUTO SI TU ME L'ESSIDITTO".

Per quanto riguarda il gerundio è da dire che le sue terminazioni "ando" e "endo" diventano "anno" e "enno" (Es: Camminando diventa camminanno e vedendo diventa vedenno). Gli ausiliari del Bassanellese sono: èssa e avè.

Avverbio e Preposizione

Le preposizioni Bassanellesi sono: DE, A, CO, IN, SU, SA, JO', PE, PER, TRA, FRA, TRAMEZZO, DUMMEZZO, CAPPE, PPE, SOPRE, SOTTO, FORA, DRENDO, ADDOSSO. Se ne potrebbero elencare molte altre che, come alcune di queste elencate hanno una funzione sia di preposizione che di avverbio.

Alcune preposizioni si articolano (solamente DE, DA, SU e PE, con i diventando di = dill', si = sill', pi = pill').
Altre si apostrofano, altre si uniscono anche in due e anche in tre.
(Es: SUPPEDELLINE). A volte raddoppiano qualche suono e si fondono con gli avverbi di luogo formando molti altri avverbi.

Questi che seguono sono una serie di avverbi di luogo Bassanellesi. là, ca, decchi, dellì, caddecchì, caddeti, caddellì, cappedecchì, cappedetì, cappedellì, suddecchì, suddetì, suddellì, jodecchì, joddetì, joddellì, laddecchì, laddetì, ladellì, suppeddecchì, suppedetì, suppeddellì, joppedecchì, joppedetì, joppedellì, lappedecchì, lappedetì, lappedellì e per finire c'è Dunèlle che nega tutto ed è intraducibile.

Tra gli avverbi di tempo ricordiamo "" che significa ADESSO. Gli avverbi negativi non e no sono diventati NUN e NONE.
Anche SI è diventato SINE.

Esclamazione

Anche il Bassanellese ha le sue esclamazioni esclusive. Ricordiamone qualcuna: " FREGHETE" oppure " SI FREGATO".
"ORA GARBO" che significa "DIO NON VOGLIA"; "CRISTALLO" in cui l'ultima sillaba viene cambiata all'ultimo momento per non bestemmiare, "PORO ME", "FURCINI" (forse deriva da fulmini); "AMMAPPETE" che sta per AMMAZZATE; "LA MATOSCA" (altra autocensura per non bestemmiare la Madonna).

Congiunzione

Sull'uso di questa parte del discorso quasi nulla differisce fra le 2 parlate. C'è solamente da osservare che per quanto riguarda la congiunzione condizionale SE, questa in Bassanellese diventa SI come per i latini. (Es. SI TE RICORDI CHIAMEME).

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Proverbi in Dialetto Bassanellese

- Da la fico a la ficarella da la stella a la stellarella.

- Donna baffuta è sempre piaciuta.

- Donna pelosa o pazza o virtuosa.

- Moje e buoi dei paesi tuoi.

- Ommino de vino nun vale un quatrino.

- Paese che vai usanza che troi.

- Più giri e più marchiciani troi.

- Amor con amor si paga.

- La casa nasconne ma nun rubba.

- Ill'amore de Carnevale poco dura e poco vale.

- Pancotto, guance belle e culo grosso.

- A chi tocca nun ze ngrugni.

- A cinquant'anni buttili a fiume co' tutti i' panni.

- Ill'acqua cure e i' zangue stregne.

- Nvecchienno npazzenno.

- Fiji ciuchi guai ciuchi, fiji grossi guai grossi.

- Chi more va a la fossa, chi rimane se conforta.

- Ce manca un zordo pe' fa' 'na lira.

- Chi cae in povertà perde ogni amico.

- Ill'occhio d'i ppadrone 'ngrassa i ccavallo.

- I mmare più acqua c'ha e più la riceve.

- Ill'ozio è il padre dei vizi.

- Nun dicessi 4 si nun è pieno i zzacco.

- Più fai e meno fai.

- Po' fa sangue 'na rapa ?

- Presto e bene nun conviene.

- Quanno nun c'è i mmicio i zzorce balla.

- Ragno ragno quanto me busco e quanto me magno.

- Si nun vede nun cree.

- Chi ddorme nun pija pesci.

- Chia a tempo nun aspetti tempo.

- Pe' fa de bbene, se ricevono i ccaggi.

- Da ill'ucello ghiotto ji crepa i gozzo.

 - Cane che abbaja nun morde.

- Chi gira de notte va incontro a la morte.

- Chi de speranza vive, disperato more.

- Chi parla in faccia non è traditore.

- Chi s'accontenta gode.

- Chi va piano va sano e lontano.

- E' mejo un' òo alla mattina che la gallina alla sera.

- Aiutete che Dio t'aiuta.

- Campa e lascia campà.

- Campolo un giorno e campolo bè.

- Cammina e fai da te e sarai servito come un re.

- Chi c'ha più prudenza la dimostri.

- I ffero tocca battolo quanno è callo.

- Fa bene scordete, fa male e penzece.

- Forza lengua mea sinnò te tajo.

- Gente allegra i'cel l'aiuta.

- Male nun fa e paura nun avè.

- Mejo solo che male accompagnato.

- Ognun per sè Dio per tutti.

- O la va o la spacca.

- Chi magna solo se strozza.

- Le bucie c'hanno le cianche corte.

- Ill'opo perde i ppelo ma non i vvizio.

- La robba proferita nun è mai bbona.

- La sai lunga ma nun la sai riccontà.

- I ffregnone porta i Cristo e il lanternone.

- Chi se loda se sbroda.

- Chi va co lo zoppo impara a zoppicà.

-  Chi va pe' fregà rimane fregato.

- Daji daji pure le cipolle diventono aji.

- A carnevale ogni scherzo vale.

- Casa soa, riposo soo, caca e piscia a modo too.

- E' cresciuto 'n andro frate: brodo lungo e seguitate.

- Parli d'i ddiavolo e ji spuntono le corna.

- I zzordi mannono ill'acqua pe' l'inzù.

- La bocca ciucarella magna le città co'le castella.

- Chi lavora a capodanno lavora tutt'ill'anno.

- Rie bene chi rie urdimo.

- A pagà e a morì c'è sempre tempo.

- Chi te vò be' te fa piagna, chi te vo male te fa ria.

- Cresciono ill'anni e crescono i malanni.

- Abbi del tuo che nun te mancherà gnente.

- Casa quanto sedi e vigna quanto vedi.

- A tutto se rimeddia meno che la morte.

- Sposa bagnata sposa fortunata.

- Tra moje e marito nun mettere i ddito.

- La sora Camilla tutti la vonno nissuno la pija.

- Gallina vecchia fa bon brodo.

- Lascia i' foco ardente e va da la femmina partoriente.

- I' compare e la commare fanno quello che je pare.

- La pianta se drizza da ciuca.

- Pija moje e 'ncontrete bè che peggio nun poi sta.

- Doppo la cinquantina un ,alanno pe' mattina.

- Quest'anno pucellosa, nantr'anno sposa.

- Morto io accidenti a chi resta.

- Morto un Papa se ne rifà un andro.

- La pila 'ndronata va cent'anni pe' casa.

- Si voi servì 'n amico carne de scrofa e legno de fico.

- Acqua cheta vermi mena.

- Ammazza ammazza so' tutti 'na razza.

- Pure la reggina c'ha bisogno de la vicina.

- Chi è fijo e chi fijastro.

- Chi più sporca la fa diventa priore.

- Contadino scarpe grosse e cervello fino.

- Quello che nun strozza 'ngrassa.

- Robba nun me buttà che è sempre bona.

Sacco voddo nun ze regge ritto.

- Scherzi de mano scherzi da villano.

- Poca brigata vita beata.

- Pratica chi è più de te e faji le spese.

- Le case senza sole i mmedico tutte ill'ore.

- Lo brodo e la scudella fanno venì la femmina bella.

- Preti, frati e polli nun ze trooano mai satolli.

- Chi di altro se veste presto se spoja.

- E' mejo perde un bon amico che 'na risposta.

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