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Casa o Terreno a Vasanello

 


Itinerari Archeologici

La regione che si estende dal Cimino al Tevere, come testimonia lo storico Strabone, era particolarmente fertile e ricca, disseminata da piccole città e castelli fin dal VII-VIII sec. a.C. Seppure queste terre etrusche-falische fatalmene decaddero con la conquista romana, ancora nel Medio Evo esistevano qui intorno gli importanti castelli di Aliano, Bagnolo, Torricella, Palazzolo, ecc. Ancora oggi, infatti, durante i lavori nei campi i contadini recuperano talvolta dal segreto della terra frammenti di vasi etruschi, bronzi, sculture e non è infrequente la scoperta di ruderi, tombe etrusche o romane. Non esiste però a Vasanello una vera zona archeologica, in cui siano concentrati i reperti più significativi, come ad esempio le ricche necropoli delle città etrusche (Traquinia, Volterra, Cerveteri ecc.), ma una miriade di testimonianze disseminate su tutto il territorio del comune, in zone che già con il loro nome suscitano l'interesse dell'appassionato: Piano dell'Antiquario, Tecolaro, Torre Pulita, Castellaccio, Campo Morto, Morticelli, la Piana del Tesoro, Piano la Pietra, ecc. Al visitatore frastornato è dunque meglio proporre un unico itinerario che pure incompleto, gli dia una chiara immagine rappresentativa del nostro patrimonio culturale.

Partendo da Vasanello e seguendo il tracciato dell'antica via Amerina poco a nord troviamo:

La Torricella

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La Torricella (Antica Torre di Avvistamento della Via Amerina) Sullo Sfondo i Monti Cimini
© Copyright Foto - Andrea Di Palermo (Dic.. 2005)

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Faceva parte di un sistema di torri di avvistamento (guardando a nord, verso Bassano, lungo i canaloni di tufo se ne scorgono altre due) che sembra seguire il tracciato della via Amerina. La sua struttura odierna risale al XIII sec., è protetta da un vallo ed intorno sono scavati fossati nel tufo. Internamente è divisa in tre piani che dovevano essere collegati con scale mobili di legno per ragioni di sicurezza. Nei solai più che aperture si hanno infatti strette botole nelle quali un uomo passa appena. E' stata molto spesso abitata da pastori e ciò ha favorito la sua buona conservazione.

Continuando la strada per la Selva arriviamo a:

Palazzolo

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Zona Archeologica Palazzolo a Destra i Resti dell'Antica Chiesa
© Copyright Foto - Andrea Di Palermo (Feb. 2008)

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Sorge su un alto sperone di tufo, ha un unico ingresso verso ovest, è circondato da profondi burroni. Dove le difese naturali non venivano giudicate sufficienti si sono innalzati possenti bastioni e, come se ciò non bastasse, una profonda tagliata che divideva in due l'abitato rappresentava un ulteriore ostacolo per eventuali assalitori. Palazzolo è quasi certamente l'antico "Castrum Amerinum". Il nome attuale infatti è di stretta marca medievale ed il paese lo ebbe in epoca molto più tarda . L'antica origine dell'insediamento è del resto testimoniata dalle numerosissime grotte scavate nella roccia che, seppure in epoca medioevale furono usate come abitazioni, rivelano con la loro struttura, i loro colombari, nicchie e altari, di essere nate moltissimi secoli prima come tombe. Il colombario più interessante e meglio conservato è la cosiddetta "Grotta delle Monache" (In gran parte pietra di terriccio) che si sviluppa su due piani con ampie camere comunicanti attraverso stretti cunicoli.

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Copertina del Libro "Le Mie Radici"

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La Storia di Palazzolo

Occupato da Orso Orsini nel corso del pontificato di Nicolò III (Con Bassanello e Colle Casale), Martino IV nel 1282 ordinò un'inchiesta e costrinse Orso Orsini a restituirlo alla Sede Apostolica.

Con breve del 18 Luglio 1296, Bonifacio VIII mandò Uguccione da Vercelli, Cavaliere Templaro a riprendere possesso a nome della Chiesa del Castello di Palazzolo che era oggetto di lotte faziose e di abusiva occupazione da parte di "Nonnullus Nobiles Romanos". Il breve non dice chi fossero (Probabilmente erano gli Orsini ed i Colonna) nè da chi era occupato allora.

Nella relazione del Rettore Malvolti (1298) Palazzolo figura sotto il dominio immediato della S. Sede; così pure in quella del Rettore Guitto Farnese (1320), e nel registro del Card. Albornoz. In quest'ultimo (1364) si dice che il castello era stato diroccato, che era disabitato, ma cominciava a ripopolarsi.

Nel 1377, Gregorio XI, ne diede la castellania ad beneplacidum a Neruccio di Enricuccio da Soriano.

Durante lo scisma, nel 1383, fu preso da Giovanni Sciarra di Vico, e nel 1387 dai Brettoni che si erano stabiliti a Soriano.

Dovette essere allora di nuovo distrutto e definitivamente.

Il primo atto che conosciamo è un documento del 1170, con il quale Palazzolo viene infeudato da Alessandro III a Matafalone.

L'infeudazione consisteva nel pagamento di un canone di 40 soldi papiensi ed in alcuni diritti, come dalla bolla di Innocenzo III del 1200 che ordinò agli abitanti di Palazzolo di pagare il suddetto canone e riconoscere Matafalone come loro signore.

Ben presto il dominio di quest'ultimo finì ed il Pontefice Innocenzo III del 1212 con un'altra bolla incaricò Cinzio dell'Isola di riprendere Palazzolo ed assoggettarlo direttamente alla S. Sede. Eretto a Comune fece omaggio di sudditanza alla S. Sede con due atti del 26 ottobre 1266 ai quali intervenne a nome del Papa Clemente IV, Guido di Pileo; in essi Palazzolo assunse anche l'obbligo di pagare un tributo in generi.

Giovanni XXIII l'eresse a contea e lo conferì nel 1415 a Giacomo di Marco, Senese, e nel 1416 a Ranieri di Tolomei, pure Senese.

Forse questi furono gli ultimi tentativi di ripopolarlo.

Eugenio IV lo conferì (Con Bassanello e Cerqueto) nel 1433 a Gentile Migliorati; Nicolò V nel 1452 lo confermò ai figliastri di Lui Cosimo e Lodovico Orsini chiamati a succedere all'infeudazione. Ma il castello, oramai, era ridotto a tenuta, e, come tale, seguì le sorti di Bassanello.

Da evidenziare che anche il Monastero di S. Silvestro in Capite ebbe dei possedimenti a Palazzolo.

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La Grotta delle Monache in Località Palazzolo - Vasanello (VT)
© Copyright Foto - Andrea Di Palermo (Foto d'Archivio)

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I Resti di Palazzolo

Ciò che rimane di Palazzolo e della sua civiltà non è molto. I suoi resti sono sparsi su diversi colli e su una vasta zona a testimonianza che le sue dimensioni non furono affatto trascurabili. Testimoniano la sua antichità, una grande quantità di case ipogee, scavate in varie zone tufacee e raggiungibili attraverso stretti e scoscesi cunicoli. Le pareti di queste antiche case sono fornite di nicchie, ed i soffitti sono sostenuti da colonne scavate sempre nel tufo. Di grande interesse il Colombario definito "Grotta delle Monache", esso si sviluppa su due piani, con ampi vani le cui pareti presentano delle cavità quadrate (misure: mt. 0,20 x 0,20 x 0,20). Un'altra celebre grotta si apre nelle vicinanze di Palazzolo, sopra un'altra roccia e vi si accede tramite stretti e logori gradini tagliati nel tufo. Le pareti intonacate, presentano avanzi di diversi affreschi. Il popolo di Bassanello l'ha sempre chiamata "Cella di S. Rosa" e forse fu veramente abitata dalla Santa durante la persecuzione che subì sotto Federico II.

Di grande importanza è anche il "Poggio della Mentuccia", un colle davanti a
Palazzolo, dove recentemente è stata individuata una fornace aretina. L'Aretina è un tipo di ceramica artistica caratterizzata da figure in alto rilievo su vasellame. Poco distante da Palazzolo, lungo un pendio, si trova una piccola necropoli. Le tombe, scavate nel tufo, per la loro modesta dimensione (circa mt. 1.60 di lunghezza) sono state definite dalla fantasia popolare con la denominazione di "Morticelli". Queste tombe sono di fattura longobarda e risalgono alI'VIII sec. d.c.; sono disposte su due piani collegati fra loro da una scalinata intagliata nel tufo.

Della Palazzolo medioevale non resta nulla se non due frammenti di pareti di quella che era l'antica Chiesa. Queste pareti poggiano su un basamento rivestito da grandi blocchi di peperino (misure: mt. 1.20 x 0.20 x 0.95).

Da foto dell'inizio del secolo, le pareti all'estremità sono merlate, probabile anche che l'edificio a cui appartenevano le mura, fosse il castello di Palazzolo. In conclusione, la zona non è mai stata profondamente studiata, e se è vero che Palazzolo fu l'ultimo baluardo etrusco, dove fu. seppellito Elbio, loro ultimo rè dopo la sanguinosa battaglia del lago Vadimone, sicuramente deve racchiudere in sé tutti i segreti di quel popolo fiero e civile.

A testimonianza che Palazzolo era un castello popoloso e fiorente, e non quello che vediamo oggi costituito da poche abitazioni ipogee, riportiamo fedelmente gli scritti di tré pergamene che si trovano presso il Museo di Orte:

                - 1265 marzo 9, ORTE

a) Giacomo e Angelo del fu Giovanni di Arnolfo da Palazzolo vendono al priore Rainetto, al prezzo di 17 libbre di denari, i seguenti beni: una vigna posta in Maczo-ne, confinante con Caranzone, con Pietro di Arnolfo e, in cima con Benecasa di Bene-terra; un pezzo di terra posto in Valle Cerqueta confinante con Raniero di Biagio, con Leonardo di Crescio e, in cima....

                - 1338 febbraio 18, Palazzolo

Faziolo di Rainetto Guitti, un tempo abitante ad Orte, promette a Perielio ( = Perto) di Boccio Tocii da Orte, di dargli in sposa sua figlia Gaita, costituendo per lei una dote di 280 libbre pa_ parine. Perto accetta di sposare Gaita e si impegna a porre una ipoteca dotale sui propri beni, non appena entrerà in possesso della somma suddetta, secondo l'uso e la consuetudine ortana.

L'atto è rogato nella Chiesa di S. Giovanni a Palazzolo dal notaio ortano Pietro di Giovanni Francisci, alla presènza dei testimoni, il priore di S. Sebastiano Leonardo di Guidetto Oducili, Vanni di Gello Rapecelli, Leilo Tocii Vengnolelli e Predo Odu-cii, tutti in Orte....

                    - 1366 marzo 8, Palazzolo ,

Todesco di Venguzio, da Palazzolo, vende a Santuccia Ragnecti, da Palazzolo, un pezzo di terra posto in contrada Carpinete, confinante con la proprietà dello stesso Tedesco per due lati, con il fossato e con la strada, al prezzo di un fiorino d'oro, in contanti. L'atto è rogato dal notaio Pollio Vintii da Palazzolo in casa sua, alla presenza dei testi Pietro di Vanni Sciavoni, Pietro di Gianni Sciavoni, Vanni di Buccio e Pietro di Gianni Arate, tutti da Palazzolo....

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Poggio della Mentuccia

Davanti a Palazzolo, su un colle che sale rapido dal Fosso delle tre Fontane, è stato recentemente individuato lo scarico di una fornace aretina. L'Aretina è una ceramica artistica, caratterizzata da figure in alto rilievo su vasellame dalle pareti estremamente sottili. La Sovraintendenza per l'Etruria Meridionale ha già effettuato una prima serie di scavi, che hanno portato l'esatta individuazione della fornace.

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Morticelli

Poco lontano da Palazzolo, scavate nel tufo, una serie di sepolture antropomorfe: sono state così chiamate, dalla fantasia popolare, per le modeste dimensioni (circa un metro e sessanta). Sono di fattura longobarda e risalgono all'VIII sec. d.C. Le tombe si trovano su due piani, collegati da una scalinata intagliata nel tufo. Il piano inferiore contiene un solo sarcofago, probabilmente di un personaggio di rilievo, mentre gli altri sono scavati uno fianco allo altro, mentre uno spiazzo squadrato lascia supporre la presenza di primitive cappelle. Tombe simili erano scavate nei dirupi sotto la corrosione del vento e dell'acqua.

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© Copyright Foto - Andrea Di Palermo (Feb. 2008)

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Pestarole

Disseminate nei dintorni di Palazzolo si trovano le cosidette "Pestarole". Sono costituite da due vasche poste su livelli diversi. La vasca superiore di forma quadrata o rettangolare, presenta un foro che la mette in comunicazione con quella sottostante, di dimensioni minori, quasi un pozzetto, il cui fondo è concavo per una migliore raccolta dei liquidi. Sono scavate nel tufo o nel peperino. Per quanto riguarda il loro uso si possono fare solo supposizioni: raccolta e fermentazione del letame, che veniva posto nella vasca superiore aggiungendo acqua per farlo fermentare: il liquido scolava nel pozzetto inferiore e veniva usato per la concimazione; pigiatura dell'uva posta nella vasca superiore, e raccolta del mosto in quella sottostante; raccolta delle acque.

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Ponte di Valle Gaudenzio

Una leggera deviazione dal nostro itinerario ci permette di ammirare i resti di un ponte etrusco del II secolo, che scavalca il fosso di valle Canale. E' un ponte ad una sola arcata largo circa 4 mt., di cui restano soltanto le spallette laterali. E' costruito interamente con blocchi squadrati di tufo. Non si trova lungo il tracciato della via Amerina, ma probabilmente lungo una strada che in tale arteria confluiva provenendo dai dintorni di Bassano in Teverina.

Prima e dopo il ponte, della strada non restano che varie tracce per cui è stremamente difficile stabilirne il tracciato.

Torniamo sulla strada principale ed attraversiamola.

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La Selva

Una volta coperta da fitti boschi è ora una delle più ridenti zone agricole di Vasanello. Questi terreni furono disboscati negli anni venti, arati e piantati a vigna e noccioleto. Durante i lavori si trovarono moltissime tracce di antichi insediamenti, per lo più isolate e di modesto interesse.

Unica nota di rilievo sono alcune colonne di travertino appartenenti ad un tempio dedicato a qualche divinità dei campi (forse da tale tempio è stato prelevato il cippo dell'arte della chiesa Delle Grazie, dove è incisa la frase "sacrum dei silvani".

La nostra escursione si conclude al parco del Fontanile, nella valle di San Silvestro, dove si trova l'omonima chiesa rupestre.

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