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I PANNELLI CERAMICI DI VALLERANO

Nel 1969, un anno prima della sua morte, Francesconi realizza a Vallerano l'opera che possiamo considerare, insieme al progetto per il frontale del Cimitero di Vasanello, il suo testamento artistico e spirituale: i due pannelli ceramici raffiguranti entrambi Sant'Andrea Apostolo e San Vittore Martire (Fig. 55-57), comprotettori di Vallerano.

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Fig. 53 - San Vittore e Sant'Andrea - 1969 Vallerano (VT) - Via del Torrione
(Pannello in Ceramica Policroma)

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Fig. 56 - Sant'Andrea e San Vittore - 1969 Vallerano (VT) - Via di Porta Nuova
(Pannello in Ceramica Policroma)

L'incarico di eseguire il lavoro e la copertura delle spese furono assicurati da un'abitante del luogo, Margherita Marcucci, ricordata in un cartiglio posto alla base delle due realizzazioni.

Ai due santi patroni erano intitolate le due più importanti chiese inteme al borgo, ed altre opere artistiche erano state a loro dedicate ed esposte nei luoghi sacri appena ricordati; tra queste, di particolare pregio, gli sportelli del trittico di Vallerano raffiguranti proprio i due santi in questione. Commissionati a Gabriele di Francesco nel 1473, sono conservati oggi nel Museo Diocesano di Orte.

Per Francesconi, quindi, l'operazione non si prospettava facile, dovendo concepire una opera che sarebbe stata d'istinto paragonata a quelle precedenti, ormai care ai fedeli locali.

Lo scultore, allora, progetta una composizione capace di assommare quelle che erano state le sue ultime conquiste stilistiche: l'abbinamento della ceramica policroma al peperino e la forte stilizzazione delle figure, unita alle ampie superfici dei corpi esaltate dalla esasperata frontalità delle posture.

La sintesi estetica è di particolare valore: i contorni delle potenti figure lottano con il brulichio determinato dai confini delle formelle ceramiche e le enormi estremità dei corpi occupano lo spazio con vigoria da protagoniste, esaltate dalla visione dal basso.

I due pannelli, a prima vista, sembrano proporre la stessa iconografia, e la dislocazione in posti diversi del paese, senza alcun nesso logico tra loro, potrebbe far pensare ad una ripetizione del soggetto.

Approfondendo l'analisi, invece, si nota che Francesconi propone una narrazione in due tempi, ambientandola in due luoghi diversi, anche se vicini tra loro.

Nella prima opera, collocata in Via del Torrione subito dopo la porta principale di accesso al borgo antico, i due santi sono colti nel momento del martirio, lontano nel tempo e nel luogo ma vicino nell'accettazione della morte per fede: Sant'Andrea, fratello di Simon Pietro, secondo il Martirologio Geronimiano, fu vescovo di Patrasso ed in tale città greca fu martirizzato un 30 novembre non meglio definito, inchiodato ad una croce decussata, che da lui prese il nome; San Vittore, colto nello attimo di offrire al cielo la palma del martirio, era un soldato cristiano proveniente dalla Cilicia, decapitato durante la persecuzione voluta da Antonio (o Diocleziano) in un luogo che le fonti agiografìche stentano a definire tra le diverse ipotesi (Damasco, Antiochia, Alessandria d'Egitto, Sicilia).

Sullo sfondo della scena, tra i due santi, compare graffila la Chiesa di Sant'Andrea, e sotto di essa la firma dell'autore e la data d'esecuzione, 1969.

Nel secondo pannello, invece, posto in Via Porta Nuova sotto il fornice della porta stessa, Sant'Andrea e San Vittore sono ormai ammessi alla gloria divina, come conferma l'angelo in alto, rappresentato con le braccia alzate in segno di saluto. La bandiera della vittoria sulla morte delimita il lato destro della composizione ed avvolge, con fine senso prospettico, il volto del soldato.

Tra i due santi, in basso, si ripete il motivo della Chiesa graffila, ma in questo caso la struttura chiesastica illustrata è San Vittore; sotto di essa, come nel precedente pannello, la firma dell'autore e la data d'esecuzione.

I due pannelli sono entrambi sistemati all'esterno, su due pubbliche vie, ma in modo diverso; il primo, sfruttando uno spazio lasciato libero da una precedente opera, è posizionato entro una profonda edicola (Fig. 57), contornata da una pregevole comice in peperino di stile barocco, decorata alla base ed alla sommità dal giglio dei Farnese, signori di Vallerano dalla metà del XVI secolo alla metà del XVII. Ai quattro angoli della cornice si notano ancora quattro piccoli gangheri di ferro, residui delle imposte che, in origine, chiudevano l'edicola.

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Fig. 57 - San Vittore e Sant'Andrea (Edicola) - 1969 Vallerano (VT) - Via del Torrione

Il secondo pannello, invece, è contornato da una semplice cornice in peperino coeva alla opera. Un basamento in leggero aggetto accoglie i vasi di fiori ed i lumini che la fede degli abitanti deposita in onore dei santi, a maggior conferma dell'accettazione delle due composizioni anche in chiave cultuale.

I due complessi, quindi, posti nella parte storica del paese, hanno assorbito facilmente il sapore del passato, a riprova e testimonianza che l'arte di Francesconi sapeva superare il limite del tempo per approdare a valori di maggiore ampiezza cronologica.

La tecnica usata dall'artista, infine, privilegia il supporto materico ed offre meno importanza al rilievo, affidando la definizione dei volumi ai differenti colori; il particolare effetto di schiacciato fa appena emergere il bassorilievo dal piano, limite prospettico della composizione.

La profondità è lasciata, pertanto, al denso colore terrigno dello sfondo, graffito da una sottile trama di linee orizzontali. Questo fondale monocromo allontana le immagini dalla realtà naturale e le colloca in un luogo e in uno spazio ideale, secondo una consuetudine cara alle rappresentazioni del tardo medioevo.

L'animo dell'artista viareggino aveva saputo assorbire, durante la lunga e sofferta esistenza, i sapori delle varie epoche e dei diversi luoghi conosciuti; porre, quindi, dei limiti temporali alle sue realizzazioni è non considerare la sua stessa essenza di uomo, sempre sciolto dai vincoli del contingente ed in perenne ricerca dell'assoluto.

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