Fondamenti Storici

Se ci sono delle "ragioni del cuore", per così dire, che ci rendono certi della presenza tra noi di S. Lanno, è ben giusto chiederci su quali fondamenti storici riposi tale convinzione.

Evidentemente c'è da premettere un dato che ci sembra importante: la persecuzione di Diocleziano, nella quale S. Lanno fu martirizzato, fu una delle più violente, e una delle principali preoccupazioni dei persecutori della Fede fu proprio quella di distruggere non solo le esistenze fisiche di quegli intrepidi Cristiani, ma persino il loro ricordo. Si temeva, e a ragione, che la loro memoria non facesse altro che rinsaldare quella odiosa religione che si voleva totalmente estinguere. L'incendio degli archivi della Chiesa in questa ultima persecuzione ebbe dunque il preciso intento di sottrarre alla pietà dei possibili superstiti notizie e dati sul martirio dei loro fratelli di Fede. Dio se ne ride dei poveri ritrovati della malizia umana e la sua Chiesa sarebbe uscita più che mai gloriosa da questo bagno di sangue. Non solo, ma esso avrebbe avuto una voce così chiara e così forte da essere accolta nel cuore con venerazione dai primi testimoni oculari e trasmessa poi come un sacro deposito di generazione in generazione. Ecco perché una critica serena delle Passioni dei Martiri che ci restano, mentre da un lato deve portarci a riconoscere l'ingenuo apporto della pietà dei compilatori, nella devota ricerca di dati affidati spesso alla tradizione orale, dall'altro proprio per questo deve impedirci di rifiutare in blocco quel nucleo fondamentale di verità che certamente esse contengono.

Del nostro S. Lanno restano soprattutto cinque documenti di un certo valore storico nei quali tre elementi ritornano con insistente precisione: il nome, Lando, qui alteratesi poi in Lanno lungo i secoli, per cui la divergenza solo apparente con l'epigrafe ritrovata nel sepolcro è risolvibile con tutta facilità, la data della festività che si pone al 5 maggio e il luogo del martirio dato da tutti come avvenuto a Bassanello (dal 1949 Vasanello).


Di queste cinque leggende una si conserva nell'archivio della famiglia Landi di Piacenza, dove il culto di S. Lanno si estese in progresso di tempo oltrepassando i confini della regione, un'altra è riferita da uno storico di Prato in Toscana dove ugualmente giunse la fama del nostro Santo, una terza è inserita dal P. Ferrari nel suo Catalogo dei Santi d'Italia al 5 Maggio. La più notevole per sviluppo di particolari è la Leggenda I della Fabrica Hortana, un manoscritto del noto storico Lando Leoncini che è conservato nella Curia Vescovile di Orte. Risale al 1628, ma è notevole una frase riferita dallo stesso Autore: dopo aver tracciata nella sua opera una breve biografia di S. Lanno termina dicendo: «Questa vita è stata ricavata da antiche scritture di Bassanello proprio come era scritta». Dunque se un autore dell'inizio del 1600 parla di "antiche" scritture che ha personalmente ricevute in visione dal Rev. Don Bartolomeo Libriani, Rettore dei SS. Salvatore e Valentino di Vasanello, dobbiamo pensare che già da secoli in Vasanello si conservasse accuratamente memoria di S. Lanno, del suo martirio e di qualche altro dato che permettesse alla pietà popolare di inquadrarlo in una figura concreta e attendibile.

Mattone di S. Lanno

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Riporteremo per esteso tale "vita" quale gli antichi documenti di Vasanello ci hanno religiosamente tramandata, cercando di commentarne brevemente il contenuto. In essa S. Lanno ci viene presentato quale Cavaliere non solo per la descrizione che vi si fa di un'antica pittura che ce lo mostra a cavallo con lo stendardo della Croce in mano, ma anche perché, secondo l'andamento di numerose Passio, si tenta di ricostruire il dialogo avvenuto tra il Martire e i suoi Persecutori. In esso lo stesso S. Lanno rivelerebbe la propria professione di Cavaliere di Cristo e la propria origine: l'Alemagna, cioè l'attuale Germania.

Quale attendibilità rivestono tali particolari ? C'è da dire che il nome Lando è certamente di origine germanica e nella leggenda conservata dalla famiglia Landi in Piacenza è detto esplicitamente che il Martire nacque a Colonia, in Germania, e che fu martirizzato nell'anno 296 durante la sua permanenza alla corte dell'Imperatore Diocleziano. Tale documento che sembra indipendente dalle fonti storiche di Vasanello non solo ne confermerebbe l'origine germanica e la professione delle armi sotto l'imperatore Diocleziano, ma ne stabilirebbe la morte all'anno 296, precisamente l'anno in cui l'Imperatore cominciava la sua terribile epurazione dell'esercito, martirizzando tutti i cristiani che fossero stati trovati arruolati in esso.

L'anno seguente, 297, un altro giovane Martire, S. Sebastiano, anche lui militante nelle file imperiali, avrebbe coronato col Martirio ìa sua fedeltà al Re dei re e al Signore dei signori. Tutto l'andamento del dialogo riportato nella vita del Leoncini è più improntato a facili supposizioni che a dati di fatto, ma certo il giovane Lanno dovette proclamare alta la sua Fede in Cristo e nella vita eterna se, e nessun dubbio rimane, fu per essa sottoposto dapprima alla lenta tortura del fuoco, tipica di quella particolare ed ultima persecuzione, e dopo qualche giorno al taglio della testa. E' per questo che le espressioni poste in bocca al giovane Martire di Cristo hanno un sapore di autenticità che fa bene alla nostra Fede e ci commuovono ancora, anche se non saranno risuonate letteralmente tali in quei giorni gloriosi per eroismo e per Fede. E' certo che i vari interrogatori non si svolsero direttamente alla presenza di Diocleziano, che non risiedeva nelle vicinanze di Vasanello ma a Nicomedia, bensì alla presenza di rappresentanti imperiali, ma ciò non toglie nulla al coraggio con cui quel giovanetto, lontano dalla patria, dovette sottrarsi alle lusinghe dei suoi persecutori e all'innato desiderio di vita, che doveva pulsare forte nel suo cuore ardente.

In questa Passione del Leoncini, come del resto anche altrove, si accenna al fatto che S. Lanno sarebbe stato fratello di San Valentino, S. Ilario, S. Felicissima, ecc. E' evidente che non si tratta di vincoli di sangue, semplicemente impossibili, ma di vincoli di fede tanto più intensi quanto più confermati da tutti gloriosamente col Martirio. Che S. Lanno abbia avvicinato o no questi Santi che morirono più o meno contemporaneamente a lui e che riposano nella città di Viterbo, non può essere stabilito ma è certo che dei vincoli strettissimi di martirio e di gloria li legano tra loro e ce li fanno contemplare uniti nella beatitudine del cielo.

In conclusione ci sembra di poter dire che se i particolari di questa Passio sono certamente più leggendari che certi, la trama di fondo ci rivela una figura attraente e viva emergente dalle nebbie dei secoli, quella di un giovane cristiano che contemplò un giorno, per l'ultima volta, il vasto orizzonte di Vasanello, prima di chiudere gli occhi alle realtà della terra, e riaprirli a quelle del cielo. E a Vasanello attende il gran ritorno della Resurrezione !

L'ultimo notevole documento in nostro possesso, oltre al rapido accenno che di S. Lando fanno i Bollandisti e altri storici è quello della Fabrica Hortana che riporta alcuni antichi versi latini rinvenuti sempre a Vasanello e citati dallo stesso Leoncini. Non aggiungono nulla di notevole a quanto detto finora.

Parleremo poi dell'altra grande "prova" storica dell'esistenza reale di S. Lanno: il ritrovamento del suo corpo e di una lapide mortuaria che ci assicura che i resti del giovanetto che ivi riposa sono veramente quelli del nostro S. Lanno.

Del culto che da tempo immemorabile i Vasanellesi tributano a S. Lanno abbiamo già parlato e ancora ne parleremo.

Ci sembra molto per non dover nutrire più il minimo dubbio e per poterci inginocchiare con semplice Fede presso i suoi resti mortali nel ringraziamento e nella supplica. Ringraziamento per il dono della sua vita qui tra noi, per noi ! Supplica perché la nostra Fede, incapace forse di raggiungere l'eroismo del Martirio, si conservi però intatta lungo il cammino della vita e ci conduca, tenuti per mano da lui, alla stessa visione beata di Dio di cui ormai egli gode.

Busto di S. Lanno

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