ECCELLENZA.

Risoluto di dare al pubblico la = Dilucidazione - Istorico - Critica = degli Atti del Glorioso S. LANNO Protettore della Terra di Bassanello, unitamente al Dettaglio della sua Vita = A chi dovea con più di ragione presentarle che alla ECCELLENZA VOSTRA. Le luminose doti, e virtù, che, ancora Giovanetto, vi fregiano: Il retaggio di specchiarissima Nobiltà delle due inestate Famiglie, dalle quali traete il più puro, e splendido sangue: L'essere io fortunatamente nato Suddito della Eccellentissima Casa Vostra: questi soli eran per me bastanti riflessi a darvi un piccolo saggio del mio rispettosissimo ossequio. Ma fissando più oltre lo sguardo, e riflettendo, essere il SOGGETTO, che vi presento non solo un nobile anch'esso Giovanetto, ma altresì un gloriosissimo Martire, che vivente predicò la Fede di Gesù Cristo in un Feudo Vostro; che in esso fu martirizzato; che ivi da quindici, e più Secoli riposa; che dalla Eccellentissima Casa Vostra, come cosa propria si custodiscono gelosamente le Chiavi del suo prezioso Deposito, nella Chiesa Arcipretale di S. Maria Assunta al Cielo, di cui gode diritto di Patronato; di un Martire finalmente al quale i Vostri Illustri Progenitori mostrarono mai sempre la più ragguardavole stima, e la più tenera divozione. Risuona tuttora la Fama del grande impegno, che nell'anno 1630, ebbero i piissimi Principi Don Giulio Cesare, Don Francesco, e Monsignor Giacomo Colonna di Sciarra di portarsi a Bassanello per onorare, corteggiare, e rendere, con la presenza loro, più decoroso il solenne Trasporto del Sagro Corpo di questo meritevolissimo Eroe. Sono tuttora visibili i Donativi, coi quali altri della Vostra Famiglia arricchirono la sua divota Cappella. Tutti questi specialissimi titoli non poterono in me, che risvegliare una precisa, e stretta obbligazione di presentarvi ciò che per ogni dritto, e riguardo vi apparteneva. Gradite dunque la picciola offerta del mio debole travaglio; e insieme coll'Autore riponetelo sotto la valevolissima Protezione Vostra.

Il vostro Servo, e Suddito
Ermenegildo Costanzi.

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