DETTAGLIO DELLA VITA

OSSIA

S V I L U P P A M E N T O     D E G L I     A T T I
D E L     M A R T I R I O

D E L     G L O R I O S O

S  A  N      L A N N O

PROTETTORE DELLA TERRA
DI BASSANELLO.

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PARTE PRIMA

§.  I.

Nascita del medesimo.

I. Sogliono le Vite de' Santi incominciarsi dalla Nascita: cioè dal luogo, ove nacquero; dal tempo in cui nacquero; dai Genitori, dai quali nacquero. Il nostro S. Martire Lanno, per quanto ne fa fede il suo nome Greco, può, con grave fondamento, credersi nato nella Grecia, siccome ho procurato provare nella premessa Dilucidazione Istorico-Critica (I). In qual parte però, ed in qual Città della Grecia, non è facile indovinarsi.

(I) Cap. 6. num. I. e 2.

La carta pergamena scritta in Greco, che conservavasi tra le sue preziose memorie, da cui forse molto poteva risapersi della sua nascita, età e condizione, mandata in perdizione (I), di molto accresce il fondamento di crederlo nato in Grecia.

2. Il tempo preciso della sua nascita, sebbene manchi, può nondimeno raccogliersi, e dall'età, che il Santo aveva quando morì, e dal tempo in cui patì il suo Glorioso Martirio. Per giuste ragioni allegate nella premessa Istoria, si credè, che il nostro Santo non oltrepassasse il diciottesimo anno (2); Dall'altro canto il suo Martirio accadde nella generale persecuzione di Diocleziano, che seguì nel Pontificato di Marcellino, l'anno 303. di nostra Redenzione (3). La sua nascita dunque, secondo queste date, può meritamente fissarsi verso il fine del terzo Secolo, cioè tanti anni prima, che terminasse il terzo, e l'incominciamento del quarto, quanti appunto il Santo Giovanetto contava di età nel suo morire. E perciò io la fisso nell'anno 285. di Gesù Cristo, o sia della nostra Era Volgare, nel Pontificato di Cajo consanguineo dello stesso Diocleziano (4). Ai quali se si aggiungano gli anni dieciotto della Vita del nostro Santo, avremo appunto l'anno 303. della sua morte, e martirio.

3. Di qual prosapia fossero i suoi Genitori, non lo sappiamo; abbiamo soltanto giusti fondamenti di crederli Cristiani, e al sommo fervorosi. Gli Atti del Martirio del nostro Santo descrivendocelo: Giovanetto di pochi anni, che venerava la Cristiana Religione: Adolescens Christianam Religionem colebat: bastantemente ci fanno intendere, che egli nacque da' Genitori Cristiani dai quali fu educato nella Cristiana Religione; poichè altrimenti sarebbesi degli Atti stessi detto: Christianam Religonem amplexus est: cioè: essendo ancor Giovanetto abbracciò la Religione Cristiana: e non mai Christianam Religionem colebat: cioè: essendo giovanetto, o sia da giovanetto riveriva, e coltivava la Cristiana Religione: segno è questo troppo evidente, che nella stessa Casa, e dai medesimi suoi Cristiani Genitori succhiò col latte i misteri della nostra Santa Cristiana Religione.

(I) Dilucid. cap. 6. num. 2.
(2) Ibid. cap. 10.
(3) Ibid. Prefaz. num. II.
(4) Petav. suc. Rom. Pontif. tom. 2. pag. 489.

4. Oltredichè, se ex fructibus corum cognoscetis cos, avendo detti Genitori dato alla luce un frutto si prezioso, quale appunto fu il nostro amabilissimo Santo, ho tutto il diritto di crederli Cristiani, e ciò tanto maggiormente, che in quei tempi il Cristianesimo trovavasi di già molto esteso. e numeroso (I). E sebbene buona parte de' Cristiani erasi di già molto rilassata (2), ciò non ostante, reputo, che i Genitori di Lanno si mantenessero Religiosi, e ferventi, sì per la singolare, e santa educazione, che diedero al loro picciolo Lanno, si è molto più, perchè, secondo la ordinaria provvidenza, in qualunque benchè generale corruzione dei costumi, il nostro sommo, e onnipotente Signore, sempre si è mantenuto non picciola porzione di veri, e perfetti Adoratori.

(I) Prefaz - della Istor - num - 6 -
(2) Ibid - num - 6 -

5. E cosa degna di ammirazione, che appena nato, gli fosse imposto il nome di Lanno, in Greco (?), nome si nobile, e misterioso, che essendo lo stesso, che (?); in nostra lingua equivale, e corrisponde a petto forte, generoso, e ben preparato a qualunque incontro, e cimento (I). E a dire il vero ai santi di lui Genitori dovette essere dal Cielo inspirato un tal nome. Il certo si è, che l'eroica di lui costanza, fortezza, e generosità, che si altamente lo distinsero avanti a Dio, e avanti agli Uomini, l'esito, ch'ebbe il fortunato fanciullo, abbastanza fanno conoscere, quanto meritatamente gli convenisse un tal nome. Chi volesse tessergli un'amplo panegirico, trovarebbe, nel suo solo nome, un campo ubertoso ad encomiarlo. Deriva un tal nome da verbo Greco (?), che si usa per (?), che vale lo stesso, che tirare a sorte, sperimentare, ottenere (2). Di fatto qual fosse la sua felice sorte, quale sperimento di se facesse, averemo occasione di contemplarlo nel decorso della sua vita.

(I) Bolland - Append - ad diem 5 - Maii tom - 2 - pag. 797 -
(2) Bolland - ibid -

§.  II.

Sua Educazione.

I. Premesso, come dagli argomenti di sopra accennati, sembra pur troppo chiaro, che i suoi Genitori fossero fervorosi Cristiani chi può immaginarsi, con quanta sollecitudine, ed attenzione, educassero, sin dai teneri anni, il proprio pargoletto Lanno. Questa santa educazione tanto più ci vien persuasa dal riflesso di ciò, che Lanno operò appena giunto agli anni di discrezione, come vedremo in appresso. Sebbene, quei tempi, massimamente nell'Oriente, sotto Diocleziano, fossero tranquilli (I), pur tuttavia i buoni Cristiani antivedevano i pericoli delle persecuzioni, che facilmente potevano suscitarsi. Pur troppo sapevano ciò, che andava succedendo nelle Provincie governate da Galerio, e Massimiano (2), onde si stimavano tanto più in obbligo d'invigilare nella esatta educazione dei loro teneri pargoletti. Erano ben persuasi, che l'intestino odio degl'Idolatri verso la Fede di Gesù Cristo, benchè sopiata, datasi l'occasione, li averebbe fatti trovare al cimento, o di perdere la vita, o di rinunziare a quella Fede, che professavano. Quindi il loro maggior pensiero altro non era, che addestrarli sin da piccioli fanciulli a mantenersi costanti, e fedeli a Gesù Cristo: A sagrificare coraggiosamente, a di lui riguardo, ricchezze, onori, cariche, ed anco la propria Vita.

2. Penetrati da tali sentimenti i buoni Genitori di Lanno, furono anch'essi cauti, gelosi, ed attenti nella educazione del loro dilettissimo figlio. Non meno con ilo buono esempio della loro vita, che con le continue ammonizioni, istillarono, nella sua tenera mente, la seria considerazione, di esser egli stati creato, al solo fine di amare Iddio Creatore del Cielo, e della Terra, e di tuttele cose: Di servirlo esattamente in tutto ciò, che comandava la sua Divina Legge: Che l'unico figliuolo di Dio si era incarnato, venuto al mondo, e morto sopra un duro tronco di Croce, ad oggetto di redimere dalla schiavitù del Demonio tutto il genere umano: Che a ben servirlo, ed amarlo, ogn'uno, quando ne venisse il cimento, era in obbligo di confessarlo coraggiosamente innanzi ai tiranni, e persecutori del nome Cristiano, ad onta ancora dei più fieri tormenti, che minacciassero: Ogni Cristiano essere in obbligo non solo di salvare se stesso, ma, per quanto può, di procurare ancora la salvezza degli altri: La corona da Dio promessa a chi in tal modo lo avesse amato, e servito essere immarcessibile: La vita dell'Uomo su questa terra essere un semplice fumo: Al contrario la gloria nel Cielo essere eterna: Essere altresì eterno il gastigo, e la pena a cui irremissibilmente destinava i malvaggi, e gli inimici della sua gloria. Questi, o altri simili sentimenti dovettero istillare certamente i santi genitori nell'innocente, e tenero cuore del fanciulletto Lanno. Ne mi si opponga che simile educazione non ebbero gli altri suoi fratelli, dei quali si fa menzione negli atti del suo martirio, giacchè, come si è provato nella parte istorica questi non furono fratelli di sangue del nostro Santo ma soltanto suoi fratelli in Gesù Cristo.

(I) Prefaz - della diluc - istor - erit num - 6 -
(2) Ibid - num - 7 -

§.  III.

Esortazione ai Genitori sull'obbligo dell'educazione dei propri figliuoli.

I. Dio volesse, che ad imitazione di sì santi genitori, i Padri, e Madri de nostri tempi, secondo l'indispensabile obbligo, che gli corre, adempissero altrettanto con i loro teneri figli: Sebbene presentemente siano cessate le aperte persecuzioni della Chiesa, non mancano per altro, anzi di molto si sono accresciute le persecuzioni segrete, ma più nocive, che insidiano il costume, e l'innocenza anco dei più teneri fanciullini. Queste piante novelle da Dio create, e Redente per la sua gloria , bene spesso, per trascurata custodia & educazione dei genitori, si vanno à predere nell'Inferno, massime se morendo poco dopo giunti all'uso della ragione capaci di peccato, poco capaci di penitenza, senza avvedersene, miseramente cadono nell'eterna dannazione.

2. E se anco si prolunghi la loro vita, crescendo senza pietà, senza timor di Dio, senza Religione, senza cognizione degli obblighi ingiuntici da Gesù Cristo, in una parola senza Cristiana educazione, anderanno di male in peggio. Meneranno sfrenata la gioventù, pessima la virilità, indurita nei vizj la lor vecchiaja. Saranno il disastro delle famiglie, il cattivo esempio dei loro discendenti, lo scandolo, e la rovina spirituale di quei Paesi, ove abbino la disgrazia di nascere, e dimorare. A chi peraltro chiederà Dio stretto conto di queste povere anime, e di tanti mali spirituali, che accaggionino, se non se ai trascurati genitori, che bene spesso, avendo più cura di un vil giumento, e di un sordido interesse di Casa, lasciano poi in abbandono i propri figli alla rapina, ed arbitrio dei discoli, e maliziosi, che con i loro pessimi esempi, e seduzzioni, gl'insegnano i più abominevoli vizj, e gli deturpano la bella veste della battesimale innocenza, sin dagli anni più teneri. Sovvengavi Padri, e Madri, che la perdita delle Anime dei vostri figliuoli, causerà la inevitabile perdita delle Anime vostre.

3. Da tal mancanza non vi scuseranno le pretese faccende del vostro stato, avendo preciso obbligo di combinarle sempre colla buona educazione dei vostri figliuoli dativi, e confidativi da Dio a solo oggetto di renderli abili per la sua gloria. Meno sarete scusati se potendo supplire qualche vostra negligenza, coll'opera dei zelanti Parrochi, à questi non li conduciate, singolarmente nei giorni destinati alla spiegazione della Dottrina Cristiana per esserne istruiti, ed ammaestrati: Questi Pastori delle Anime sanno pur troppo il grave obbligo, che gli corre di dare il necessario pascolo, e il buono indrizzo a tutte le loro pecorelle, ma come possono adempirlo, se voi nè pur vi prendete il pensiero di presentargliele, e bene spesso, volendole essi correggere, ed ammonire, contro di loro villanamente vi risentite. Che dirò poi della indolenza di quei genitori, che in tutti i tempi, di notte, e di giorno, dalla mattina alla sera lasciano i loro figliuoli vagabondi per le strade, per le campagne, per i più rimoti nascondigli, meschiati assieme a fanciulli, e fanciulle, piccioli, e grandi, senza prenderne la menoma sollecitudine. Oh ! quanti gran mali derivano da queste infamissime costumanze. I trascurati genitori ora non li apprendono, o fingono di non apprenderli, mà forse, senza rimedio, li apprenderanno, nel conto che presto ò tardi, ne doveranno rendere al divino Giudice.

4. Hò detto male di sopra, che à tempi nostri siano cessate le aperte persecuzioni della Chiesa. Doveva anzi dire, che nei calamitosissimi giorni in cui viviamo sono anzi risorte con maggior fierezza, e fragore. E non è a giorni nostri, che dai miscredenti moltiplicati à numero innumerabile, si vuole, à viva forza, strappare dal cuore di tutto il Cristianesimo, la immacolata fede di Gesù Cristo ? Dopo le tante loro infami produzzioni, che hanno inondato, e tutt'ora inondano il mondo tutto, non sono à questo effetto in moto eserciti formidabili, sì per mare, che per terra, che ovunque arrivino, fanno ban bassa dei nostri Tempi, degli Altari, delle Immagini, dei Sacerdoti, delle Sagre Vergini, e di quanto vi è di più augusto, e rispettabile nella nostra Santissima Religione ? I martiri già vittime di tiranni sì indemoniati chi può contarli ? I vescovi, ed altri Pastori del Gregge di Gesù Cristo, con innumerabile stuolo di Religiosi di ogni età, di ogni sesso, e di ogni condizione, ramminghi ed esiliati, sono pure oggetti lagrimevoli in tutti i regni Cattolici.

5. In questo tempo adunque, più che in ogni altro, siamo in necessità di vestire noi stessi della forte armatura della Fede, ed à somiglianza della fervorosa Madre dei Maccabei procurare, che i nostri figli si armino anch'essi per tempo della stessa fede, e dei buoni costumi, acciocchè in qualunque cimento, a somiglianza dei valorosi figliuoli di sì degna e fortunata Madre, ed a imitazione del nostro invittissimo giovanetto Lanno, possano, con petto forte, e generoso, non solo affrontare le persecuzioni, e tormenti, ma facendo bisogno, anco la morte in difesa della Fede, e Legge del nostro Divino Redentore, ed arrivare così a goderlo eternamente nel Cielo.

§.  IV.

Adolescens Christianam Religionem
colebat &c. (I)

Santi sentimenti del giovanetto Lanno mentre
ancora dimora con i suoi genitori.

(I) Pag. V. a

I. Educato con sì Santi, e Cristiani insegnamenti, sin dagli anni suoi puerili il nostro Lanno, arrivò finalmente alla perfetta cognizione delle cose. Gli atti del suo martirio, come di sopra, benchè ad altro effetto, accennai, non ancor partito dalla sua Patria, lo rappresentano tenero giovanetto, che già venerava la Cristiana Religione : Adolescens Christianam Religionem colebat : Dalle quali parole se nel premesso paragrafo primo, non senza grave fondamento, hò argomentato, che il nostro Santo nacque da genitori Cristiani, e fervorosi, ora, (per venir tosto à quanto intendo di esporre in questo paragrafo) dalle stesse parole, con maggior fondamento, e certezza, ricavo che il nostro Santo Martire sin' da giovanetto era un zelante, fervido, e perfetto Cristiano. Di fatto se, colere rem vale lo stesso, che aderire, ad essere attaccato ad una qualche cosa con inclinazione, amore, ed affetto, se da questa parola colere, cultus i Greci derivarono la voce latria à significare il culto di preghiere, e sagrificj, che si deve al solo vero, e sommo Dio. Se da questo stesso culto, che gli Antiocheni prestarono à Gesù Cristo, meritarono i primi esser chiamati Cristiani, (I) con quanta ragione dalla sudetta espressione degli atti del suo Martirio, noi ricaviamo la esimia perfezzione del nostro tenero Santo, nella santa Cristiana religione.

(I) In fest. S. Barnabae lect. 4. : Antiocheni Jesu Christi cultores, & primum Christiani sunt appellati.

2. Ciò premesso, sviluppando il molto che si contiene in dette poche parole, mi si apre un vasto Campo à descrivere le più eccelse virtù di anima si avventurosa. Tenero di anni fù già Lanno fervido adoratore della Cristiana Religione. Dunque sin dai suoi primi anni, conobbe perfettamente le relazioni di Dio coll'Uomo, e li obblighi dell'Uomo con Dio. Conobbe esattamente la grande opera della redenzione dell'Uman genere. Conobbe l'inestimabile preggio delle Anime ricomprate col sangue preziosissimo di Gesù Cristo, ed elevate alla Eterna Gloria. In una parola conobbe, e penetrò intimamente la nobiltà, i preggi e l'estensione della Cristiana Religione. Non da altro sicuramente, che da queste celesti cognizioni, potè in lui sorgere quel sommo amore ed impegno, che invariabilmente mostrò poi sempre verso la medema, adempiendone esattamente tutti i doveri, che col nascere sapeva aver contratti con Dio, con Gesù Cristo, con se medemo, col suo prossimo, cose tutte, che senza ombra di esitazione, ogn'uno naturalmente ricava dalle citate parole : Christianam Religionem colebat.

3. Con Dio, determinando sin da giovanetto, non altri in sua vita amare, che Dio, non altri anziosamente cercare che Dio, non ad altri servire, che à Dio. Quindi, come nel decorso vedremo, tutti i suoi pensieri, parole, ed opere non ad altro furono dirette, che alla maggior gloria di quell'ineffabile Signore da cui solo riconosceva ogni bene, si nell'ordine della natura, che della grazia. Con Gesù Cristo vero Dio, e vero Uomo, per la cui vita, passione, morte, e resurrezione vedevasi prosciolto dalla infelice schiavitù del demonio, e reintegrato a quei dritti, dai quali sventuratamente era decaduto colla colpa nel primo Padre Adamo, ed ai quali a grande usura, per mezzo dei meriti di gesù Cristo gli si concedeva di essere restituito in qualità di figlio adottivo del Divin padre, e di erede della sua gloria.

4. Con se stesso, facendosi una legge impreteribile di esattamente corrispondere a quel fine, per cui Iddio lo aveva creato; e conoscendo, che le disordinate passioni, e terrene inclinazioni potevano dittorglielo dal detto nobilissimo fine, stabilì, colla divina grazia, di frenarle, ed abbatterle in tutti i modi possibili. Riguardolle perciò sempre come le capitali inimiche della divina Legge, e per conseguenza dei suoi veri vantaggi, e della sua vera felicità. In una parola, cominciò, può dirsi, appena nato, ad odiarsi santamente, e in questo modo arrivò poi ad amarsi con quel sincero, e perfetto amore, che noi vedremo in appresso, e con cui, ogni Uomo deve amare se  stesso.

5. Col prossimo finalmente. Conoscendo l'obbligo, che Iddio, e la cristiana religione hà ingiunto ad ogni uno di amarlo sinceramente, come se medesimo, determinò, ed eseguì perfettamente di aiutarlo, e soccorrerlo,     in tutti i bisogni specialmente spirituali, che conosceva i più premurosi. Un tal amore nel Giovanetto Lanno non ebbe ne limite, ne misura. Non limite, perchè tutte le persone, che potè, di qualunque età, sesso, e condizione, ò traviati Cristiani, o accecati Gentili, indistintamente furono l'oggetto delle sue sante sollecitudini. Non ebbe misura perchè, sin che visse, non cessò mai di ammaestrarli, ed illuminarli, mostrandogli la strada della vera felicità, e disegnandogliela a costo anco della propria vita, come si farà luogo di osservare nel decorso delle sue geste, ed operazioni.

6. Or quanto il nostro Lanno sembrar deve maraviglioso, se ancor giovanetto, e tenero seppe con tanta perfezzione professare, coltivare, ed amare la Santa Cristiana Religione, e formarsi, proporsi, ed eseguire un piano di vita si ragguardevole, si eccelso, si Santo, che senza fallo può proporsi per modello à tutte quelle anime, che desiderino arrivare al colmo della perfezzione, e per conseguenza alla esatta venerazione della medesima Cristiana Religione.

(I) Pag. V. b.

§.  V.

Ad quam praedicando multos perducebat & c. (I)

Sante conversioni che fece, stando ancor
nella sua patria.

I. Abbiamo sin quì ammirato il Santo giovanetto Lanno fervido adoratore della Cristiana Religione, ammiriamolo ora zelante apostolo di Gesù Cristo, e della sua Santa Legge. In qual modo si debba intendere la predicazione dei Cristiani anco secolari o giovani, o provetti dei primi secoli, lo abbiamo già avvertito nella dilucidazione Istorico Critica (I) Ciò stante, si deve anco riflettere che il Santo giovanetto patì il suo martirio nella generale persecuzione di Diocleziano, che seguì l'ultimo anno del suo Impero (2) e detto martirio lo patì nell'età di anni dicidotto in circa (3); E non già nella Grecia, ma nella Italia, e precisamente nella Etruria, (4) dà che venghiamo in cognizione, che il Santo giovanetto fù necessitato partire dalla sua patria dopo suscitata la fiera generale persecuzione di Diocleziano. La predicazione dunque del nostro Lanno, e le respettive conversioni dal medemo fatte nella sua patria, per la maggior parte abbracciano i tempi tranquilli in cui visse sotto Diocleziano, e si estesero anco al tempo della detta mossa persecuzione.

2. Osserviamolo dunque prima brevemente nei tempi tranquilli di Diocleziano, nei quali il Cristianesimo si era di molto rilassato, (5) e vivevasi tuttora trà i pericoli del gentilesimo. Il Santo giovanetto in detti tranquilli tempi, non però tranquilli per il suo cuore, e per il suo zelo tutto sollecito della gloria del suo Dio, tutto impegnato per l'onore di Gesù Cristo, e della sua Santa Legge, vedendo quanto, e dai cattivi Cristiani, e dagli accecati Gentili si disonorava continuamente la divisa Maestà, non diede mai pace al suo infiammato fervore. Ora con penetranti esortazioni ai traviati Cristiani, ora con ammaestramenti, ragioni, e convincenti argomenti agli accecati gentili, adoperando con tutti la più mirabile placidezza, modestia, e mansuetudine, tanto si affaticava, che col divino aiuto, che incessantemente implorava, conduceva non pochi al seno della Cristiana Religione.

(I) Cap. 10. num. 4. , e seq. e num. 10.
(2) Prefaz. della delucid. num. 9.
(3) Detta delucid. cap. I0.
(4) Ibid. cap. 9.
(5) Prefaz. della dilucid. num. 6.

3. Non predicava egli e vero nei pergami, o sia in publico, con solenni, e clamorosi sermoni, ma la semenza della Divina parola, che egli continuamente spargeva, sebbene ristretta in privati insegnamenti (I) era fecondissima, e di gran frutto. Istruiva con sommo impegno teneri giovanetti suoi pari, per salvarli dalla generale corruzzione, entrava le private case dei scostumati Cristiani, e li riconduceva al retto sentiero; Si familiarizzava con gl' idolatri, e li guadagnava al suo Dio. Non sono à noi note le anime dal giovanetto Lanno à Dio conquistate con le sue sante sollecitudini, e prediche, e perciò non possiamo minutamente individuarle à sua gloria. Contentiamoci dunque di sapere in generale, ciò che gli atti suoi ci han tramandato, cioè che il nostro Santo Giovanetto Lanno non ancor partito dalla sua Patria, colle sue esortazioni ammaestramenti, e prediche convertiva molti, e li riconduceva al seno della Cristiana Religione. Christianam Religionem colebat ad quam, praedicando, multos perducebat.

4. Fra tanto da Diocleziano ingannato dalle frodi dell'infame Galerio, si ordinò la più orribile generale, e può dirsi, con verità, non mai più accaduta simile persecuzione, contro la Chiesa di Gesù Cristo, con disegno di affatto esterminarla da tutto il mondo (2) Incominciò questa nei giorni più santi,

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