INTRODUZIONE
Prefazione di Don Delfo
Gioacchini
L'esigenza di norme statutarie, in una libera comunità medievale, può considerarsi il punto d'arrivo di una lunga, lenta, collettiva elaborazione di principi, in base ai quali, nell'ambito di una società in crescente sviluppo, i complessi rapporti sociali, civili, economici venivano affrontati e risolti sulla base del diritto romano, del diritto canonico, della consuetudine e, in maniera non certamente marginale, del buon senso.
Di solito, non si trattava di disposizioni rìgide e intoccabili: essendo state esse richieste per regolare la vita nei suoi molteplici aspetti, per forza di cose dovevano venir adattate e modificate via via che nuove circostame lo richiedessero, sempre, però, dopo un serrato dibattito, con un voto finale.
Tale è stato certamente l'iter seguito nella composizione degli statuti della città di Orte, giunti a noi nella ultima elaborazione approvata con il sigillo papale di Gregorio XIII nel 1584, la cui prima formulazione, però, secondo la testimonianza dello storico ortano Lando Leoncini (Fabrica Ortana, voi. I - II, f. 425) risale all'inizio del sec. XIII. L'esame degli atti consiliari del sec. XV e le testimonianze precedenti lo confermano "ad abundantìam ".
Diverso è, invece, il caso degli statuti "baronali" di Bassanello. La breve ma
densa premessa che lo
precede è, a riguardo, illuminante.
Da essa sappiamo che in quel particolare
momento storico (primo trentennio del sec. XVI) anche "gli
uomini della terra di Bassanello", sull'esempio di altre comunità, avevano richiesto
di esser governati in conformità di norme scritte, chiare e precise, ispirate alle leggi comuni e alle antiche
consuetudini.
Questa istanza, però, non nasceva dal rifiuto di una forma di vita, storicamente
consolidata, che
aveva contraddistinto la loro comunità rispetto alle altre e ne aveva costituito
l'identità.
La volontà di "osservarle in perpetuo
" e di rispettarle "intatte et inviolabili ", oltre che da un
profondo bisogno di giustizia ("amate la iustìtia voi che regete la terra ") nasceva
anche dal proposito di render
"gloria a Dio ", onore ai Santi protettori del ciclo "et ai signori della
terra ".
A quel tempo, i protettori del cielo erano San Lanno, San Sebastiano, Sant'Antonio, e
Sant'Angelo.
I signori della terra erano Laura Orsini e Nicola della Rovere. Di questi "signori della terra ", il Leoncini, che aveva avuto rapporti di amicizia con il loro primogenito Giulio, ci ha lasciato partìcolareggiate notizie (ib. vol. I f 150).
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